13 aprile 2006




Che fatica,
capire
se si è preda dei capricci,
se si è posseduti dall’egoismo,
se si è presuntuosi,
se si è preda di un colpo di testa.
Se attimi di lucidità assoluta,
sono la verità.
Se attimi in cui si è percepito,
molto
di più di molto,
in cui d’un tratto si è vista una strada di fronte,
a differenza dei soliti bivi,
possano giustificare tutto.
Che fatica,
seguire qualcosa,
di non palpabile,
di non visibile.
Che fatica
Ricordarsi,
di quegli attimi,
sforzarsi,
di non perderli di vista.
Che fatica,
aver pensato,
di essere a buon punto,
e accorgersi,
che si è a malapena,
giunti all’inizio.
Che fatica,
cercare
di non perdersi,
e accorgersi di esserlo di nuovo.
Che fatica,
sentire qualcosa,
dentro,
volerlo tirar fuori,
e non riuscirci,
perché si ha paura.
Che fatica,
tenere a bada l’ansia,
i sospiri sbuffati,
le lacrime,
e la rabbia.
E cercare un appiglio,
un qualcuno,
un qualcosa,
che ti dia
uno strattone,
e ti tiri fuori.
Che fatica,
sapere che non c’è,
un appiglio,
qualcosa,
qualcuno,
e cercare,
la forza
da soli,
per quel
maledetto
strattone.

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