17 marzo 2006

il fluido


sel  Posted by Picasa

Quando ero una cinna, 12-13 anni, credo, a volte se ero a casa da sola facevo un gioco.
Adesso forse dovrei chiamarlo meditazione, ma allora non lo sapevo.
Mi sdraiavo sul tavolo di casa, a pancia in su, le braccia lungo i fianchi, chiudevo gli occhi.
Poi piano piano, cercavo di concentrarmi sul mio respiro, piano piano cercavo di sentire solo quel rumore, ma non fuori, dentro di me.
Provavo a cancellare tutti i rumori esterni, a non sentirli più.
Poi, con calma cercavo di calare anche il respiro, il gioco stava anche in questo, nel cercare di accorciare il respiro, sempre di più, di prendere sempre meno aria.
Il gioco in realtà, stava nell’immaginare che il mio corpo fosse solo un’involucro, una scatola, che in realtà, io, fossi ciò che ci stava dentro,un fluido, che fluttuava su e giù, all’interno di questa scatola.
Quindi cercavo di respirare sempre più piano, per tenere tutto quel fluido all’interno, e prendere solo da fuori, il minimo indispensabile che servisse.
Immaginavo questo fluido che percorreva dentro di me, dai piedi alla testa, e volevo rannicchiarlo.
Cercavo di rannicchiare il mio io in questa scatola.
Quindi mi concentravo sui piedi, e immaginavo pian piano di salire su, per le gambe, fino ad arrivare alla pancia, poi dalle mani, su per le braccia, fino al petto, e per ultimo dalla testa scendevo, al petto.
Ecco in quel momento stavo lì, ferma, dentro di me, una sfera di fluido, rannicchiata su se stessa, all’altezza dell’imboccatura dello stomaco.
Lo facevo ogni tanto questo gioco, non era facile, e non sempre riusciva, perché le distrazioni erano molte.
Però mi piaceva, farmi piccola piccola, dentro di me e proteggermi da sola.
Poi poco a poco rifacevo tutto a rovescio, tornavo nella testa, nelle braccia, nelle gambe, muovevo le dita, e mi tiravo su.
Era una bellissima sensazione di leggerezza, e quiete.

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