30 gennaio 2006

SONO A DIETA........:-)

....porca paletta mi tocca scriverlo, così magari mi impegno di più!
e visto che la mia amicona è piena di buoni propositi, bisogna che un fioretto lo faccio pure io.

Ecco basta ci riaggiorniamo a -2 che significa 62.5.
A okkio e croce 2 settimane.

Povera me, mi sa che mi tocca stavolta....!

17 gennaio 2006

ho ritrovato la lingua...

Prendo un foglio e scrivo alcune cose:

-amore

-genitori

-lavoro

-io

.

poi associo delle cose, le prime che mi vengono

.

-amore: tradimenti, svogliatezza, insoddisfazione, capricci

.

-ai miei genitori associo un po’ di più, nel senso di frasi, perché decido di scaricare un po’ il barile, perché ci ho riflettuto a lungo, molto, ho 2 genitori invidiati da tutti, non lo dico con presunzione, che si amano ancora adesso (poi cos’hanno combinato nel tragitto nn lo so), che mi sono sempre stati vicini. Ma allora che c’è che non va? L’amore forse è un’arma a doppio taglio, il cordone ombelicale è una responsabilità, mi chiedo quando e se l’ho tagliato.

Dicevo, associamo delle frasi, degli episodi, quel che mi viene in mente sono tutti i milioni di volte in cui mi son sentita dire certe cose, certo, ogni genitore brontola con i figli, ma sentirsi dire milioni di volte, che un giorno non riuscirai a viver sola, che sei una casinista e il tuo fidanzato non resisterà, che non cucini un tubo, e un giorno, tuo marito ti lascerà perché gli tocca mangiar scatolette, che sei incostante, che non ti ricordi mai niente e un giorno sarà impossibile vivere così da grande, e tuo marito ti manderà a quel paese….beh, comincio a pensare che una certa ripercussione la possa avere.

Per non parlare poi di tutte le volte che ho lasciato i fidanzati, che secondo mia mamma, era una tragedia perché a me non andava mai bene niente ed ero un’irresponsabile, quindi mi diceva che avrei dovuto comunicarlo, a tutti, sì, davvero, diceva “adesso lo dici tu a papà, alla zia, a tizio e caio, perché io nn glielo dico!”.

.

Oggi come oggi mi vien da dire, che a tizio e caio, non gliene doveva proprio fregare nulla, dei cavoli miei….

Beh, ovviamente vi potete immaginare ogni volta che lasciavo qualcuno, l’angoscia di questa tiritera…

.

E se associamo questi episodi, a quelli precedenti, forse mi viene pure in mente, che a ragion dovuta, mi son venuti dei dubbi sul mio operato, su ciò che sarei stata in grado di fare oppure non fare, sul pensare ogni volta “ti faccio vedere io se non è così”, e magari ostinarmi a far andar bene una cosa, per non dover ammettere che avevano ragione…..

.

Beh, un po’ sono arrabbiata con loro, e questo è uno dei pesi, a volte l’amore, forse prende strane forme, in nome dell’amore si fanno cose strane, che essendo fatte a fin di bene, devono essere giustificate.

.

Beh, sono molto arrabbiata, in effetti, e francamente glielo vorrei proprio dire, adesso che mamma si vanta dicendo che so fare dei buoni manicaretti, con amici e parenti, vorrei proprio dirle che nn ha avuto fiducia in me, che non ha creduto nelle mie capacità, che non ha dato tempo al tempo, che non mi ha lasciato spazio di decidere, che a volte forse non ha pensato al mio bene, che doveva capire come stavo, capirmi, perché in fondo un genitore dovrebbe essere sempre dalla tua parte.

.

Allora, vah, già che ci siamo parliamo un po’ più dell’amore…

Mi viene subito d’istinto così una domanda: perché ho questo bisogno impellente e spasmodico d’amore?

Non so forse si riconduce tutto là? Al punto precedente?

Forse non è fame d’amore, ma bisogno di essere apprezzata.

Forse è la necessità di essere importante, per qualcuno, di avere qualcuno che ti ricordi, che non sei male, che sei in gamba, che sei un po’ speciale.

Magari mi attacco a qualcuno, e gli succhio quest’energia x sopravvivere, poi ho bisogno di nuova energia per continuare….

Sono un po’ una vampira.

Peccato che le persone nn siano cose da usare, e cambiare a nostro piacimento, ma io giuro, ci metto l’anima, mi illudo con convinzione, ci credo allo sfinimento, prendo energia ma ne do in cambio.

E’ solo che poi ad un certo punto, quando si illumina la spia “full”, non ci posso far più niente, devo andare, e l’altro rimane spiazzato.

Forse dovrei girare con un cartello “dangerous”, e mettere in guardia chi mi ama.

Ma se io sono convinta, come faccio?

Dovrei contare fino a 100, auto frenarmi, pormi dei limiti, e dire no?

Dire no ad un’invito, ad un’emozione, ad una sensazione?

Questo passo devo ancora affrontarlo.

.

Mi viene in mente di aggiungere un punto: la coscienza.

Si perché essa, colei, ho sempre pensato che nn mi appartenesse, e invece ha cominciato a bisbigliarmi all’orecchio.

Ho sempre fatto le cose, senza troppi pentimenti in nome dell’istinto, in nome del fatto che se mi andava di fare qualcosa era giusto che la facessi, forse un po’ per ribellione o per pura soddisfazione personale.

Sta di fatto, che passano gli anni, le cose si accumulano, la pila cresce, e comincia a vacillare, e non è che mi venga di andare dagli ex a confessare i miei peccati, questo no, ma sento che il malessere cresce.

Tutte queste cose fatte di nascosto, tenute, dentro, le finzioni, i volta faccia, mi rendo conto che hanno pian piano fatto crescere un piccolo macigno.

Piuttosto è il fatto magari di non far le cose alla luce del sole, o di sentirsi liberi di esprimere in tranquillità ciò che si è.

.

..hops, mi rendo conto che da qui, si passa ad un altro punto, io, ciò che sono..

Se parto qui, facciamo un pappone e non ne usciamo…

Provo un po’.

Voi avete le vostre maschere? Oppure, vi sentite di essere coerenti con voi stessi, e ciò che siete?

No perché io, appunto, mi sento sempre, o molto spesso, di comprimermi, e quindi di non essere, al 100%, ma solo al 60.

Mi rendo conto del contorcimento del discorso, ma ho l’impressione che mi capiate.

Quindi cosa bisogna fare, x essere?

Perché a parole quando ci penso, mi sembra tutto così semplice, la vita mi sembra semplice, le relazioni,penso che basterebbe prendere le cose con semplicità e leggerezza, ma poi nella realtà, mi intoppo.

Insomma, come mai questo senso di non appartenenza? Di inadeguatezza? Come mai, questo timore di venir fuori?

Il caro Leo Buscaglia, dice che c’è il nero più nero dentro di noi, che bisogna avere il coraggio di mettersi il lanternino in testa, e scavare, e buttarcisi dentro, e non aver timore di ciò che ci si può trovare. Ma che bisogna farlo.

Oh, ragazzi miei, che fatica! Io ancora non ho trovato la strada, vedo il buio, mi sa che darò una zuccata al mio cubo nero, e ruvido!

Forse un po’ però mi sto impegnando, e già è qualcosa.

.

Vorrei raccontarvi anche dell’altro punto, il lavoro, ma ho scritto sto po’ po’ di roba, in 10 riprese, visto che l’orco, rompeva le balle, e adesso ho proprio perso il filo.

Quindi magari ne parliamo in un altro momento.

.

OK!

Aaaaaaahhhhh, mi sento meglio…

.

Ciao cari.