26 aprile 2006

ho voluto farlo

Siamo andati all’aperitivo, e già da un po’, bere 2 frizzanti mi fa l’effetto, di 1 litro di vino, sono proprio diventata una schiappa.
E così, sparo un po’ di cose, del tipo, che mi licenzio, che vado via, bla bla…
Evito di descrivere le risposte.
Poi andiamo a pranzo, dallo zio, io c’ero e non c’ero, e lui neppure, nel senso che ha il vizio di ascoltare tutto e tutti, e se non sente con le orecchie, legge il labbiale.
Fatto sta che noto, che deve aver sentito qualcosa che gli da fastidio.
Chiedo spiegazioni ma niente.
L’aria è tesa che si taglia col coltello, dice 2 frasi e capisco che siamo alle solite, chi ha detto qualcosa è lo zio, e quindi ha scatenato quei dissapori e quegli umori neri vecchi come noè che stanno dentro di lui, che riaprono ferite, di cui non vuole parlare.
Io penso al mio vino.
Poi dico che è meglio che ce ne andiamo, che mi sento veramente in imbarazzo.
Così è.
Sarà il vino e tutto il contorno, in macchina, piango un po’ in silenzio, ma vedo che lo sta facendo pure lui.
Mi butto sul letto e vado in catalessi, lui esce in moto.
Dormo 2 ore filate, mi sveglia il rumore della pioggia sul tondo.
Dopo un po’ arriva pure lui.
Con le balle girate e un po’ bevuto.
Prende un libro, borbottando, qualcosa, del tipo, che è arrivato al capolinea e si mette sul divano da solo.
Poi dopo mezz’ora, guardo, stava ronfando.
A pancia in su, col cuscino sulla testa a coprire anche gli occhi, per la luce.
Mi sono avvicinata.
Mi sono chinata su di lui, l’ho guardato in silenzio, da vicino, ho ascoltato quel che mi trasmetteva, l’ho guardato un altro po’, poi gli ho dato un bacino sulle labbra, e ho ascoltato ancora.
Ma niente.
Si è svegliato, ma non si è mosso.
Gliene ho dato un altro, lui ha aperto un po’ le labbra, e ho sentito la lingua.
Mi sono tolta.
Ho ascoltato ancora, ma niente.
Lui era fermo, aspettava.
Mi sono inginocchiata per terra.
E l’ho guardato, ho continuato ad ascoltare, mentre mi chiedevo, cosa succede, dove finisce l’attrazione, una volta c’era, e adesso non sentivo niente..
Neanche il desiderio di un bacio…
Sono stata lì zitta e ferma per un po’.
Finchè non si è tolto il cuscino, mi ha guardata, e ha detto, vieni qui.
Mi sono sdraiata, e, boh…eppure una volta era così familiare quel corpo…
Mi ha baciato, ed era come ricordavo, gli stessi baci di un tempo.
Non sembrava fosse un bacio, dopo 3 mesi di assenza, io mi sentivo un iceberg, in mezzo al mare ghiacciato, e lui, qualcuno che cerca qualcosa che non trova.
Dopo tanto, mi sarei aspettata, un po’ di delicatezza, di sentire almeno l’attesa nelle sue labbra, ma niente.
Ha detto andiamo di là.
Andiamo.
Io non ho fatto nulla.
Sapevo cosa stavo facendo, sapevo cosa avrei o non avrei provato, sapevo che poi avrei pianto un po’, ma volevo esser sicura.
Tante volte mi sono chiesta, se non fossi io ad essermi messa in testa di non amarlo più, di non volerlo più, di essermi impuntata, e aver detto basta d’un tratto, contro quel che sentivo.
Tante volte mi sono chiesta, se qualcosa non fosse ancora lì, e io mi rifiutassi di volerlo sentire, perché sono capricciosa.
Ora volevo vedere se era vero, se c’era qualcosa da sentire l’avrei sentito.
Di sicuro avrei sentito, un palpito, un sussulto, avrei sentito il desiderio crescere, la voglia di un abbraccio..
Ma non ho sentito niente.
Non ho sentito dolcezza, sensualità, desiderio, non ho sentito, il bisogno di toccare, e sfiorare, non ho sentito la voglia di un bacio, non ho sentito la voglia di guardare, sentire ascoltare, capire…
Non ho sentito un tutt’uno.
Ho sentito, due mondi divisi e distanti anni luce.
Ho sentito, purtroppo, come io abbia sempre voluto vedere ciò che non c’era, come abbia voluto trovare quel che non esisteva, quel che non mi poteva dare.
Per questo mi sono sentita sola tante volte.
Ho sentito, che siamo diversi, e lo saremo sempre, che non c’entra l’impegno, o volere le cose.
Ma che siamo semplicemente differenti, e che io dovrei adeguarmi ad una differenza, che non basterebbe parlare all’infinito, spiegarsi, bisognerebbe snaturarsi.
E non so come lui, non veda, e non riesca a vedere, quanto io sia lontana.
Dopo 3 mesi, ci siamo avvicinati, pur restando lontanissimi.
Non so come lui non lo senta.
O forse sì, e fa finta di nulla.
Cmq, ho sentito, quel che mi manca, e mi è mancato sempre, quel che volevo, e cerco.
E ho sentito, che va bene cercare, volere, e non accontentarsi.
E che sì, così, non starò mai bene.
Forse non avrei, dovuto farlo, forse avrei dovuto ascoltarmi e basta.
Ma avevo bisogno di una prova, tangibile, che quel che sentivo non sono capricci, che come sempre, l’istinto e il cuore non sbagliano.E che è inutile, remare contro, e remarsi contro.

Avrei potuto non scriverlo, non dirlo.
Far finta di nulla, e tacere.
Ma così è, perchè è stato. Chi vorrà capire, capirà.

22 aprile 2006



......ssscccchhhh......
...lasciamolo ascoltare....


....buon we....
...in pace...
...sscchhh...

20 aprile 2006




“La prima volta che abbiamo fatto l'amore dal mio ritorno è stato dopo mesi. Sapevo che avremmo capito quando sarebbe stato il momento giusto e abbiamo saputo aspettare. Non troppo presto, non troppo tardi. Al dente. In realtà io l'avrei fatto anche prima, tuttavia era giusto che fosse lei a scegliere i tempi.
L'ultima volta che avevamo fatto l'amore non era stato indimenticabile. Era stato asettico, freddo, meccanico. Poco coinvolgente. C'eravamo annoiati l'uno dell'altra. Quell'ultima volta, dopo aver fatto l'amore, ricordo di aver sentito una sensazione di vuoto, di solitudine, quasi di fastidio.
Eppure Francesca mi piaceva. Il bacio prima di andare via ci aveva rivelato tutto. Uno di quei baci sterili, che sono solamente due labbra che si incontrano. È brutto baciarsi quando non ci si vuole più. Una delle cose più belle del mondo diventa una delle più sgradevoli. Credo che lei avesse provato la stessa sensazione. Anzi, ne sono certo, visto che di comune accordo dopo qualche giorno ci eravamo lasciati.
La prima volta che abbiamo rifatto l'amore invece è stato diverso. La sera precedente Francesca era venuta da me a mangiare e a vedere un film. Sul divano, mentre guardavamo Il posto delle fragole di lngmar Bergman, l'avevo accarezzata in silenzio. I capelli soffici, le braccia lisce, le dita come petali e le unghie bianche e dure come piccole pietre. Francesca a volte aveva bisogno di calore, di attenzioni e di essere abbracciata. Desiderava essere accarezzata, semplici carezze che non fossero preliminari al sesso.”
..“A un certo punto Francesca si era addormentata. Un po' la stanchezza, un po' Bergman. Ero contento di averla addosso. Poi l'ho svegliata.
Aveva i capelli che sembrava gli fosse scoppiato un petardo in testa. Si è spogliata e si è infilata sotto le coperte. Quella notte ha dormito da me.”
“La sera dopo è venuta nuovamente a cena a casa mia. La libreria le portava via molto tempo e nei weekend spesso lavorava, allora mi piaceva l'idea che quando aveva finito almeno trovasse tutto pronto. E poi a me piace cucinare.
Dopo cena eravamo nuovamente abbracciati sul divano. Francesca mi stava raccontando quanto fosse felice di come stavano andando le cose e come si sentisse piena di vita, di energia, di voglia di fare e di dare. Poi ha iniziato a piangere. Piangeva perché stava bene. Ero felice per la sua felicità.
Quella sera abbiamo fatto l'amore. Per la prima volta veramente. Come se non lo avessimo mai fatto prima. Infatti così non lo avevamo mai fatto. Mentre la sfioravo, sentivo sulla punta delle dita una forza misteriosa che mi attraeva verso di lei.
Erano state le lacrime ad aprirmi la porta della sua vera intimità. Come quelle cascate che nascondono una grotta. Dietro c'era una parte nuova di Francesca. Io ero il primo uomo a entrare in quel luogo segreto, segreto anche a lei.
Non ci eravamo allontanati in quei mesi. Era come se andando via in realtà avessi preso la rincorsa per tornare più vicino. Siamo andati in camera, l'ho spogliata e l'ho messa a letto. Le ho chiesto di chiudere gli occhi e ho appoggiato lo sguardo su di lei. L'ho accarezzata lentamente, dalla testa ai piedi, senza mai toccarla. Rimanevo distante solamente qualche centimetro in modo che lei sentisse il calore della mano, ma non il tatto. Prima la testa, poi il viso, la fronte, le sopracciglia, gli occhi, il naso, le labbra, il mento. Senza toccarla, il mio viaggio è continuato sul collo, le spalle, i seni, il ventre, le gambe, i piedi. Sentivo che avvertiva il mio calore. Poi ho iniziato a carezzarla. Passavo la mano sul suo corpo come un mercante esperto fa con un tessuto pregiato.
Ho iniziato a baciarla. Appoggiavo le labbra ripercorrendo il cammino già tracciato. Volevo che tutto in lei fosse attesa. Festa. Evento.
Lei teneva gli occhi chiusi. Il suo respiro era cambiato, era cresciuto. Vedevo le sue mani stringere il lenzuolo. A un certo punto ha aperto gli occhi e ci siamo fissati senza dire niente. Mi sono sdraiato su di lei. La sua pelle era calda. Le ho accarezzato la fronte, ci siamo sorrisi, poi ho passato le dita sulle sue labbra. Amo le labbra. Le amo per il loro colore, per la loro forma e la loro morbidezza. Le amo perché sono costrette a non toccarsi se vogliono dire "ti odio" e obbligate a unirsi se vogliono dire "ti amo".
A un certo punto lei non è più riuscita a stare ferma, mi ha allontanato, mi ha fatto sdraiare sulla schiena e ha iniziato a baciarmi dalla testa ai piedi. Mi ha baciato il collo e poi è scesa. Mi baciava e scendeva, così che dove appoggiava i baci poco dopo mi sfioravano i suoi capelli quasi ad asciugarli. Come se i baci fossero passi silenziosi di una sposa verso l'altare del piacere e i suoi capelli lo strascico dell' abito.
Sono entrato dentro di lei.
Mi muovevo lentamente. Era tra le mie braccia ed era totalmente abbandonata. Al di là del sentimento che proviamo, i nostri corpi si piacciono. lo e Francesca ci incastriamo perfettamente.
Da quella notte la nostra sessualità è diventata sensualità. È diverso il modo in cui ci piace fare l'amore. Ci piace quando ci riempiamo di tenerezze, di baci delicati e lunghe carezze, ma anche quando ci lasciamo trasportare da una fame improvvisa e ci sbraniamo con tale passione che la tenerezza arriva solamente quando abbiamo finito. Ci piace giocare.
Poco più di un anno fa abbiamo deciso di non prendere più alcun tipo di precauzione. Non abbiamo voluto un bambino perché siamo innamorati, per fare dei figli non basta. L'innamoramento è come una sbronza che altera la realtà. Fare un figlio perché si è innamorati è come comprare una casa da ubriachi. E quando passa l'effetto? I figli diventano spesso catene. Desidero che Francesca sia la madre di mio figlio per come è lei e non per come la vedo io. L'amore che viviamo non investe solamente le nostre persone, ma è la condivisione di un amore verso molte cose. Quello che noi chiamiamo l'amore vero, come il sole, non cade solo sulle nostre case o solo su quelle belle. È un sentimento che non investe solo la persona amata, ma è un amore per la vita, per il mistero, per tutto ciò che abita insieme a noi questa straordinaria e affascinante avventura. Un amore per la gioia di esserci."


18 aprile 2006

...oggi piove..

Vorrei
una casa,
lontana dai rumori,
su un piano solo,
piccola, accogliente,
calda, un po’ incasinata,
con un piccolo giardino,
o un terrazzo nascosto,
con tante piante.
Con un po’ di edera che si arrampica sul muro sgretolato.
Vorrei un tappeto grande,
con tanti cuscini
per stare sdraiata a leggere,
a russare,
a scrivere,
a farci l’amore.
Un tavolino basso,
dove se ho voglia ci posso pure mangiare.
Vorrei un bancone cucina,
grande,
in mezzo,
con un piano di legno, un po’ consumato.
Dove tagliare la verdura,
farci colazione la domenica mattina,
impastare il pane,
e fare l’amore.
Niente pensili in cucina,
niente mensole o mensoline.
Vorrei delle finestre,
tante finestre,
ma non troppo grandi,
la luce deve essere soffusa.
Vorrei una camera,
con poco e niente,
con un materasso per terra,
e due abat jour sul pavimento,
e qualche libro qua e la dimenticato,
uno stereo da una parte,
e la vasca dall’altra,
una sedia,
un pavimento in legno consumato.
Vorrei il riscaldamento a terra.
Così da rotolare per terra,
in inverno,
sul pavimento caldo.
Vorrei un disegno grande enorme,
sulla parete dietro al letto,
con rossi arancioni, e neri.
Vorrei un bagno piccolo,
che quando ti fai la doccia,
si riempie di vapore,
e una panchetta in legno,
dove ci si può sdraiare.
Vorrei un muro
Dove tutti
possono scrivere e disegnare qualcosa,
incollare qualcosa,
un muro mai uguale,
sempre in mutamento,
da non riverniciare mai.
Vorrei ogni bicchiere diverso,
ogni piatto diverso,
ogni tovagliolo diverso,
così se si rompe qualcosa,
non ti poni il problema del servizio,

ogni tazza un ricordo,
ogni bicchiere un ricordo.
Vorrei provare,
a non avere la tv,
finchè resisto.
Vorrei svegliarmi,
la domenica mattina,
a piedi scalzi,
andare in cucina,
e preparare il caffè,
aspettare che salga,
guardando fuori dalla finestra,
prendere 2 tazzine spaiate,
2 cucchini spaiati,
versarci il caffè,
e portarlo in camera,
a chissà chi,
a farci l’amore,
a far quel che ci va,
quando ci va.
Ogni scusa è buona per mangiare, e Pasqua, è un’ottima scusa!
Quest’anno si era detto, niente parentado, ma poi,alla fine, abbiamo ceduto.
Anche perché abbiamo saputo che eravamo pochissimi, e poi se la zuppa gallurese, della nonna non la mangiavo ora, magari non avrei avuto più l’occasione.
Morale, genitori, sorella, fratello, 2 nipoti.
Così, dopo l’abbuffata, mi sono divertita, nell’intrattenimento, delle pesti.
Da morir dal ridere!
Vi risparmio, la patetica descrizione, dei litigi tra i coniugi, i punzecchiamenti, le frecciate, le battutacce, le frasi tra i denti, il cercare con lo sguardo alleati, le frasi finite a mezza via con punto interrogativo, come a dire, ho ragione no?…e il come si riesca a trasformare, un pranzo, in un’arma tagliente per rinfacciarsi le cose.

La giornata di festa, qui in realtà è la pasquetta, si organizzano, pranzi, tra amici, e tempo permettendo, spiaggiate.
Mi son messa all’opera, tanto per rilassarmi un po’, ho sfornato, pane al rosmarino, e ciabatte.
Poi le millefoglie alla nutella, e i muffin alle mele.
Son stata lì, fino a sera tarda.
Poi la mattina, ecco la sorpresa, nuvolo, che più nuvolo non si può, cavoli…
Mi chiama Pina, e dice che, ovviamente non si va in spiaggia, e ripieghiamo sulla taverna di un tipo, che si è aggiunta gente, e saremo in 30… poi dice, hai fatto il dolce vero??!
…sì, ma mica per 30!
Ok, sono le 11, ce la faccio. Via con altri muffin alle mele!
Ah, anche pasquetta è una buona occasione per mangiare! E qui, mannaggia, gli uomini, a far da mangiare, son proprio bravi.
Il pranzo è stato un po’ tragico, ci son dei giorni che mi prende così, mi sento un pesce fuor d’acqua, tant’è che Angela mi guarda e mi chiede se sono connessa, Pina mi chiede cos’ho, e Mariagrazia mi dice di non pensarci. Uff, che fatica, mi trovo lì come un’ebete a guardare tutti, e riflettere…
Il mio bel pane rimane nel sacchetto, perché mi vergogno a tirarlo fuori…
Per fortuna, Pina va a prendere i muffin, se no rimanevano chiusi pure quelli…
Delirio totale, applauso…eeeh Simona, sei sempre quella….compimenti qui e là….vitto sei fortunato te….buoni buonissimi…e io penso, quasi quasi, di chiudermi nel cesso, per stare in santa pace….
Per fortuna, decidono di fare quel gioco delle parole, si scrivono le categorie(colori, nomi, città, bla bla), e poi si sorteggiano le lettere…così non ho tempo di pensare ad altro, e rido da farmi venir male alla pancia.
Fine gioco, fine del buon umore.
Decido che vado a casa, tanto vitto è al bar.
Riprendo il mio sacchetto del pane, e saluto….
Mi metto sul letto-divano, finisco un libro sul cibo, a loro avviso diverso dai soliti, a mio avviso, niente che non sapessi già. 13€ per sapere che bisogna essere costanti, non pesarsi tutti i giorni, mangiare moderatamente un po’ di tutto, fare movimento, e soprattutto cosa fondamentale, lavorare su se stessi, e non ascoltare, l’ego adiposo, che ci parla.
Insomma, bisogna farcela con le proprie forze…yuppidooo…
Guardo il tel, e rileggo il mess della Valentina…
Ieri era il comp della Valenza, sorella di christian. L’ho sempre adorata, allora aveva 12 anni. Le ho sempre voluto un bene dell’anima, è semplice, dolcissima, spiritosa, ha mille paranoie, se avesse avuto la mia età saremmo potute essre buone amiche.
Da allora, non c’è stato natale, pasqua e compleanno, che non le abbia mandato un biglietto, dei fiori, un regalo, o solo un mess. Tre anni fa la sono anche andata a trovare, e così dal niente, mi racconta, che non è più vergine, ma i suoi non lo sanno. Era terrorizzata, dai ragazzi, si innamorava persa, e quando questi facevano un passo, se la dava a gambe levate! Più che il racconto, di un’incontro d’amore, mi descrive una scena fantozziana, e mi accorgo che non è cambiata! Che bello.
Beh insomma ieri le ho mandato un messaggio: “Se la memoria non m’inganna…qualcuno oggi compie gli anni! Un bacione enorme! Simo”.
Dopo mezzo minuto, ecco la risposta:”Ma che storia…ci credi che stavo parlando di te? Sei sempre nel mio cuore, grazie davvero! Ti mando un forte abbraccio!”
Solo questo mi ha riempito la giornata, perché facendo 2 conti, son passati 13 anni…tredici…
13 natali, 13 pasque, 13 compleanni…tantissimi…
E dopo così tanto tempo, essere nel cuore di qualcuno, credo sia una grossa fortuna.
D’altra parte anche lei è nel mio, spero l’abbia capito…

15 aprile 2006




"Signori vi prego,non tagliate le mie ali,fatemi volare,fatemi toccare il cielo con un bacio,fatemi andare oltre le nubi,vi prego lasciatemi andar via.
Fatemi volare,libera in questo chiaro cielo,non uccidete il mio volo sereno.
Io non voglio morire .
Voglio solo volare,voglio solo la mia libertà.
Signori vi prego,distruggete quelle gabbie fatte solo di stupidi pensieri.
Fuggo via,lontano da voi.
Lontano da questa prigionia che mi soffoca.
Volo verso la libertà"

(ribellione -riore d'aprile-)



IL MIO AMATO Forugh Farrokhzad


Il mio amato
con quel corpo nudo sfrontato
stava come la morte
sulle sue gambe possenti.

Impazienti linee curve
seguivano
i suoi lombi ribelli
nei loro disegni fermi.

Il mio amato
sembra perso da generazioni
come un tartaro
nel costante agguato di un cavaliere
nell'abisso dei suoi occhi.
O un berbero
trafitto dal sangue caldo di una preghiera
nel fresco bagliore dei suoi denti.

Il mio amato
come la natura
ha un franco ineluttabile concetto
approva
l'onesta legge del potere
con il mio fallimento.

E' selvaggiamente libero
come un sano istinto

nelle profondità di un'isola deserta.
Toglie
dalle scarpe la polvere delle strade
con i brandelli della tenda di Majnun.

Il mio amato
sembra sia stato straniero
dall'inizio della sua esistenza
come un dio in un tempio nepalese.
E' un uomo dei secoli passati
una reminiscenza della bellezza originaria.

Nel suo spazio
come nel profumo dell'infanzia
costantemente risveglia
memorie innocenti.

E' come un'allegra canzone popolare
piena di barbarie e nudità.

Ama sinceramente
le particelle della vita
le particelle della polvere
il dolore dell'Uomo
il dolore puro.
Ama sinceramente
un vicolo fiorito del villaggio
un albero
un gelato
una corda da bucato.

Il mio amato
è un uomo semplice.

Un uomo semplice che io
ho nascosto
nella spaventosa regione delle meraviglie

in mezzo alla macchia dei miei seni
come l'ultimo segno di una religione felice.



Ciò che ho scritto di noi di Nazim Hikmet

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

14 aprile 2006

Oh Mary!
stanotte ho sognato, che ti venivo a trovare! C'erano JN, e Giovanni, abbiamo riso da matti!
Anche perchè giravo x casa in mutande perchè mi sono accorta che la mia valigia era mezza vuota, c'erano solo dei gran calzettoni di cotone, e delle mutande, una maglia puzzolente, e poco altro.
Dovevamo uscire la sera e non sapevo cosa mettermi, ci siamo fatti delle gran risate!

Credo che da qui a lunedì succederà qualcosa.
Ma non ti dico niente, e non mi chiedere niente.
Taccio, per scaramenzia.

bacio
bacio
oggi è una bellissima giornata.

13 aprile 2006




Che fatica,
capire
se si è preda dei capricci,
se si è posseduti dall’egoismo,
se si è presuntuosi,
se si è preda di un colpo di testa.
Se attimi di lucidità assoluta,
sono la verità.
Se attimi in cui si è percepito,
molto
di più di molto,
in cui d’un tratto si è vista una strada di fronte,
a differenza dei soliti bivi,
possano giustificare tutto.
Che fatica,
seguire qualcosa,
di non palpabile,
di non visibile.
Che fatica
Ricordarsi,
di quegli attimi,
sforzarsi,
di non perderli di vista.
Che fatica,
aver pensato,
di essere a buon punto,
e accorgersi,
che si è a malapena,
giunti all’inizio.
Che fatica,
cercare
di non perdersi,
e accorgersi di esserlo di nuovo.
Che fatica,
sentire qualcosa,
dentro,
volerlo tirar fuori,
e non riuscirci,
perché si ha paura.
Che fatica,
tenere a bada l’ansia,
i sospiri sbuffati,
le lacrime,
e la rabbia.
E cercare un appiglio,
un qualcuno,
un qualcosa,
che ti dia
uno strattone,
e ti tiri fuori.
Che fatica,
sapere che non c’è,
un appiglio,
qualcosa,
qualcuno,
e cercare,
la forza
da soli,
per quel
maledetto
strattone.

.

“Le tue spalle sono
torri di ferro
splendore sublime del sangue e vita
del colore di un braciere ramato
Nel silenzio del tempio di passione
dormo accanto al tuo corpo, fervida
segno dei miei baci sulle tue spalle
segno del morso ardente del serpente
Le tue spalle sono
direzione di preghiera per i miei occhi bramosi
Le tue spalle sono pietra
dove appoggio la fronte in adorazione.”

12 aprile 2006

un bacio..



oggi che,
il mondo mi sorride, volevo regalarvi un sorriso.
ma non ho trovato una foto decente, di un bel sorriso, come avrei voluto donarvi, accennato, caldo, dolce, e tenero.

allora, mi sono spostata su di un bacio...
idem, nessuna foto dava le emozioni che avrei voluto darvi...

e quindi beccateve questo!
che almeno mi fa sorridere!

buona giornata!

11 aprile 2006

oggi ho le palle che girano,
e mi ci darei dei pugni sopra.
ecco.......
una fatica tenere a mente
delle cose,
il centro
mi par d'essere un'ubriaco che ci vede doppio,
e devo star lì concentrata,
perchè
dio santo (anche se non c'entra)
basta un'attimo...
credi di aver fatto un passo,
e..pluff..

..mi viene un nervoso tale....mmmmmm

07 aprile 2006

un leone in gabbia



pensavo al fatto,
che in effetti,
tutto ciò non mi era mai capitato.
Quando son venuta qui,
avevo cmq dei punti fermi.
O meglio, almeno uno,
Vitto.
Avevo cmq qualcuno su cui fare affidamento,
a cui appoggiarmi.
Se non avessi trovato un lavoro, ci sarebbe cmq stato lui.
Avevo un tetto sulla testa,
una sicurezza economica,
e qualcuno che mi avrebbe confortato nei momenti eventuali di crisi.
Ma ora?
Ora sì, che devo lasciare qualcosa per niente.
Ora sì, che devo rimboccarmi le maniche, IO.
Ora sì, che sento la paura di non trovare un lavoro, rimanere senza soldi.
E' come quando lasci un lavoro, per iniziarne uno nuovo, è sempre stato così, chi è che stupidamente si licenzierebbe senza avere un rimpiazzo.
Eppure ora, è questo che devo fare, lasciare, un piccolo mondo, uscire dalla campana di vetro, che mi ero creata, per andare chissà dove e fare chissà cosa.
Dovrò fare i conti, con le mie tasche.
Forse x questo sono terrorizzata all'idea di sbagliare, di essermi sbagliata, e mi tengo stretta con le unghie, e mi attacco anche solo ad un piccolo barlume.
Ma io non voglio fare, "l'adattata", non voglio fare come tanti, che si adagiano, e si fanno andar bene le cose, perchè non hanno la forza.
Sono indecisa, sì, è vero, da morire.
Mi hai detto che forse la risposta ce l'ho già, in realtà.
E' vero, credo di averla, ce l'ho....
Devo solo trovare il coraggio.
Credevo di essere un leone, ma adesso, non sai che fatica, anche solo ruggire.

06 aprile 2006



"Non te lo sei mai chiesto perchè cadono i quadri?"
- "No, veramente"
- " A me m'ha sempre colpito tutta questa faccenda dei quadri."
- "Ma che cazzo c'entra il quadro?"
- "Centra! Perchè a Novecento quella famosa notte andò come va per i quadri. Stanno su per anni... e poi senza che accada nulla, ma nulla dico... fran! Giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, però loro a un certo punto... fran! ...cadono lo stesso. Non c'è una ragione! Perchè proprio in quell'istante? Non si sa! E' una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino e scopri che non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio."

06.04.06

santo cielo,
avevo detto basta.
E invece stamattina
di nuovo
un fiume
che non si ferma.
Ho provato a mandar giù
guardare in alto
ma niente,
è troppo forte.
Sono così stanca.

05 aprile 2006

semplicemente...

"Ciao Topino, volevo solo dirti che sei bellissima, volevo solo dirti, che a me piaci sempre anzi più di prima, volevo solo dirti che questi 2 giorni che ti ho visto ridere, mi fa star tanto bene, e mi riempie di gioia, volevo solo dirti che mi manchi MANCHIII!!!
Ma non è giusto che ti dica quanto!
Mi manchi
Ciao
Smack

PS. Ti aspettooooo!!!"


non ci si può lasciare con una stretta di mano, con una pacca sulle spalle, avrei dovuto saperlo.
gli sto facendo male, lo so, non avrei voluto.
forse un giorno, chi mai può dirlo.

03 aprile 2006

strimpellando con la testa

Scopro, che l’amore ha molteplici aspetti, che dire ti amo, in fondo non è così una gran cosa.
Che in una parola, e così corta, non si può racchiudere granchè.
In 3 lettere, 3 lettere, cosa ci potrà mai stare.
Abbiamo parlato, di nuovo, ancora, ma di nuovo un po’ di più, un po’ più a fondo, un po’ più con sincerità.
Un po’ di più, sul piatto, ci siamo messi noi, nella nostra nudità.
Un po’ di più abbiamo messo, un po’ di quel nero, che sta sotto, che bisogna affondarci le mani per trovarlo.
Com’è difficile mettersi a nudo, e come sarebbe necessario farlo…
Ma di cos’abbiamo paura?
Meglio la verità di una menzogna, la verità non si può fare altro che accettarla, e questo sarebbe già sufficiente.
Non mi piace dire a qualcuno cosa deve o non deve fare, non sento di averne il diritto, ma glel’ho detto.
Che dovrebbe fermarsi, un po’ a riflettere, che ha dei macigni dentro di lui, e dovrebbe tirarli via, che io ci ho provato, che lui non me l’ha permesso, e forse sarà con qualcun altro, ma deve farlo.
Che il passato è passato, e bisogna lasciarlo andare, e che dentro è bello, dovrebbe solo uscire fuori, senza paure.
Invece di attaccarsi alla propria arroganza, continuando a dire che gli altri se ne approfittano.
Così non si può vivere, perché si implode dentro, e prima o poi anche fuori.
E’ strano, come le persone davanti a noi, siano complicate eppure così semplici, come a volte siano forti, e poi un soffio le fa barcollare.
Come siamo un po’ tutti, ci difendiamo di continuo, facciamo questo sforzo pazzesco, per stare dritte impettite, e combattere la spinta del vento.
Forse dovremmo solo accettare ciò che siamo, e lasciarci cullare, e capire che ci saranno burrasche, venti gelidi, maestrali, ma anche soffi leggeri a cullarci dolcemente.
Non è questo che fanno di continuo le piante?
A volte basta solo stare fermi, non muoversi, senza perdere di vista i propri scopi, e lasciare che accada.

"Non posso venire da te,

perchè già ti sono accanto.

Tu non sei piccola, perchè già sei cresciuta:

sei grande e giochi con il tempo e la vita -

come tutti facciamo - per il gusto di vivere.
Tu non hai compleanno, perchè sei sempre

vissuta; non sei mai nata, e mai morirai.

Non sei figlia di coloro che tu chiami

papà e mamma. bensì loro compagna

di avventure, in viaggio alla scoperta delle cose

del mondo, per capirle.

Ogni regalo che ti fa un amico ' un augurio di

felicità: così pure questo anello.



Vola libera e felice, ad di là dei compleanni,

in un tempo senza fine, nel persempre.

Di tanto in tanto noi c'incontreremo

quando ci piacerà - nel bel mezzo

dell'unica festa

che non può mai finire. "

01 aprile 2006

Per Te


.

perchè te lo meriti,
perchè sei come quei fiori,
e come quell'ape su quel petalo.
grazie

aaaaaaahhhhhhhh


.

oggi sono felice,
aaahhhh ....xchè?
e che ne so, ma lo sono e basta.
Sento l'aria finalmente che arriva fino ai polmoni,
libera e leggera va giù.
Quei giorni che l'unica cosa che pensi è chissenefrega,
cosa mi potrà mai far paura.
Quei giorni, che dovrebbero esserci più spesso,
che ti dici che la vita è bella, che non hai ammazzato nessuno,
che l'importante è sorridere, e il resto verrà da se.
Quei giorni che pensi, che non fai mica così schifo,
che dovresti volerti più bene.
Per come sei, e quel che sei, che devi imparare a perdonarti,
a guardare in alto, con coraggio.
Quei giorni, che senti che ci sei, e ne sei fiera.
aaaaaahhhhhh, che gioia, nel cuore,
una scrollatina, e via.
Basta lacrime, è tempo di sorridere.